20 Giugno 2025 | Leave a comment Cocktail e fatturato: perché investire sull’aperitivo è oggi una scelta strategica per il bar Negli ultimi anni l’aperitivo si è trasformato in un vero momento conviviale, spesso capace di influenzare la percezione complessiva del locale. La proposta cocktail in questo scenario è un vero driver di fatturato, posizionamento e identità. Per questo investire in una drink list strutturata, credibile e ben presentata significa lavorare su marginalità, fidelizzazione e competitività. Secondo i dati di CGA by NielsenIQ (2023), i cocktail rappresentano una delle voci con la marginalità più alta dell’intero settore beverage. Il costo medio delle materie prime per un cocktail (pour cost) si aggira tra il 20% e il 30% del prezzo di vendita, con margini lordi superiori al 70%. In pratica, un drink venduto a 10 euro lascia nelle casse del locale oltre 7 euro di margine, ben più di quanto accade con birra, vino o food. A fare la differenza è la struttura che accompagna il cocktail nel momento dell’aperitivo. Un menù pensato con logica e storytelling consente infatti di standardizzare le preparazioni, ridurre i tempi di servizio e aumentare l’efficienza operativa. Il cliente percepisce qualità e rapidità, mentre il personale lavora su una linea definita, con meno errori e meno sprechi. È la professionalizzazione del banco bar, che traduce la creatività del mixology in prodotto scalabile. Lascia la tua firma Inserisci nel menù due o tre signature – drink creati ad hoc, con un’identità precisa – e costruisci una memoria gustativa nel cliente, che torna perché “lì fanno quel drink lì”. Studia sapori coerenti con il target, ingredienti gestibili in linea e naming evocativi. Un “Gin limonato con infuso di timo e sale di Trapani” racconta molto più di un generico “Gin lemon”, e il cliente è disposto a pagarlo di più. Costruisci il menù così Secondo le ricerche di marketing comportamentale (Cornell Hospitality Quarterly), la disposizione dei prodotti nel menu può influenzare fino al 30% delle scelte del cliente. Inserisci i cocktail premium in alto a destra, usa descrizioni sensoriali brevi e coinvolgenti, e limita la lista a 6–8 referenze: sono strategie che semplificano la scelta e aumentano lo scontrino medio. Non va sottovalutato, infine, il potenziale del pairing. Un buon cocktail non vive da solo: stimola la voglia di accompagnamento, apre alla proposta food. Lo dimostrano i dati Fipe: l’aperitivo con formula completa (drink + food) genera fino al 20% in più di ricavi rispetto al servizio solo beverage, soprattutto nella fascia tra le 18 e le 21. Commenti commenti
18 Maggio 2017 | Leave a comment Aroma: note delicate di frutta tropicale intrecciata con zucchero di canna e banana matura. Gusto: al palato mostra sottili spezie e note floreali con un finale di canna da zucchero e vaniglia. Commenti commenti
19 Maggio 2017 | Leave a comment Aroma: dolce con intense note di frutta secca, uva, ciliegia e prugna. Forte presenza di note di vaniglia, legno, noce e caffè della moka. Gusto: al palato lascia spiccate note di uva, prugne, noce, con un tocco di cioccolato e caffè, per un finale setoso. Commenti commenti
19 Maggio 2017 | Leave a comment Aroma: al naso primeggiano note zuccherine della canna che sviluppano un corpo morbido e dolce. Si conclude con un accenno di agrumi. Gusto: al palato ha un sapore molto caratteristico, gradevolmente dolce, con note apprezzabili in un finale morbido. Commenti commenti